Data di pubblicazione: gio 28 gen, 2010
Indietro nel passato
Il castello medievale di Carsoli, chiamato Castello di Sant’Angelo, è una delle importanti testimonianze dell’intervento di riorganizzazione del sistema difensivo abruzzese compiuto dagli Angioini intorno alla fine del XII secolo. Ma le prime citazioni della struttura sono precedenti a questo periodo, risalgono all’anno Mille quando il conte dei Marsi donò il feudo al monastero di S. Maria in Cellis. Successivamente nel XIV secolo la proprietà passò sotto il dominio degli Orsini e poi sotto quello dei Colonna.
Il castello, la cui pianta aveva una conformazione ad “L”, nacque per uno scopo difensivo, ciò conferma la posizione particolarmente strategica che permetteva di controllare l’intera Piana del Cavaliere.
Naturalmente, oltre ad essere piuttosto imponente, presentava diversi elementi decorativi dei quali però, a causa dello stato di abbandono ci rimane ben poco, come ad esempio i contornali in pietra squadrata e sfalsata degli spigoli sud-est oppure il portale di restauro con architrave e piattabanda in blocchi di pietra squadrata, o ancora l’elemento architettonico forse più antico, l’alta torre cimata. Inoltre nella struttura erano presenti iscrizioni, lapidi e stemmi scolpiti su pietra, nelle quali venivano incise sigle, date di restauro o anche nomi delle famiglie proprietarie.
Interna a tale costruzione si snodava l’abitato dell’attuale Carsoli.
Ormai, però, sono passati molti secoli dall’inaugurazione del castello e quindi le condizioni del fiorente centro di difesa, a causa di guerre, saccheggi e soprattutto di fattori ambientali, sono mediocri: la vegetazione ha ricoperto gran parte della struttura e della parte interna che appare inaccessibile, nel lato destro del recinto è visibile molta vegetazione invasiva nella base, associato ad un degrado degli apparecchi murali e al crollo della parte superiore della struttura.
Bisogna inoltre dire che ad incrementare il degrado del centro storico ha partecipato la popolazione che, con il passare degli anni, ha fatto di ciò che rimane un deposito, una baracca, senza nessun impedimento da parte delle istituzioni.
Però come si dice “la speranza è l’ultima a morire” e noi confidando nell’aiuto delle attuali autorità locali, speriamo di riportare alla luce un piccolo pezzo del nostro passato , cercando di valorizzare il più possibile la bellezza del nostro paese.
Autore: Danilo di Michele